Il Mosaico Minuto Romano, o come viene comunemente detto Micromosaico, è una delle più rare e preziose tecniche dei nostri tempi, un eccellenza tutta romana.

Oggi, solo pochi maestri possono considerarsi custodi di questa disciplina, tramandata gelosamente da maestro ad allievo.

I rari laboratori di mosaico minuto si trovano a Roma, come per conservare questa tecnica nel luogo di origine.

Valentina Bracalenti, allieva del grande Maestro Carlo Meloni, è considerata uno dei più validi Maestri mosaicisti nel panorama attuale.

La scelta primaria è di eseguire in maniera filologica la disciplina musiva per poi spaziare in diversi campi artistici e artigianali.

La conoscenza approfondita della tecnica classica, assieme ad uno studio continuo di nuovi metodi lavorativi, preserva ma allo stesso tempo apre il panorama a nuove forme espressive.

La versatilità della tecnica può riscontrarsi in svariati campi : alta gioielleria, quadri da collezione, opere contemporanee. Tutto eseguito a mano dal Maestro mosaicista, che caratterizza e rende unica ogni singola opera. La riconoscibilità della mano è la prerogativa di ogni manufatto artistico di eccellenza.

L’origine del mosaico minuto romano, risale al XVIII sec. D.C. e deve la sua nascita all’estro e al desiderio di conoscenza di alcuni maestri mosaicisti della Scuola Vaticana.

L’esigenza era quella di trovare una tecnica artistica, più simile alla pittura per la resa dei dettagli, ma duratura nel tempo, come nel mosaico tradizionale.

Trasposizioni di opere famose, cosi come riproduzioni di vedute romane per i visitatori del Grand Tour, il micro mosaico ha avuto il suo più grande seguito nel periodo ottocentesco.

Oggi i manufatti di micromosaico antico sono considerati oggetti di grande valore e trovano una grande risonanza nell’antiquariato di qualità.

La tecnica, invariata nel tempo, viene eseguita con gli stessi materiali e strumenti dei secoli scorsi. Mediante la fusione di particolari e pregiati materiali vetrosi Veneziani, si possono ottenere delle stecche, o teche, di spessore variabile . Le tessere si ricavano tagliando il filato in piccole parti.

Le tessere possono arrivare ad avere lo spessore di un capello. Si procede alla composizione musiva , applicando le tessere su uno stucco speciale, preparato un anno prima.

In passato si sceglieva di stuccare e poi levigare il manufatto, per dare un effetto il più possibile pittorico.

Oggi spesso si sceglie di nobilitare quest’arte lasciando la superficie brillante e non levigata, per rendere ben visibile tessere e fuga.